Sono passati esattamente 80 anni dal tragico Eccidio di via Ghega, quell’indimenticato 23 aprile 1944 quando a Palazzo Rittmeyer – oggi sede del Conservatorio Giuseppe Tartini, allora requisito dalle autorità germaniche di occupazione e trasformato nel Soldatenheim, la “Casa del soldato” – scattava la feroce rappresaglia nazista di cui sono rimaste raccapriccianti testimonianze fotografiche che mostrano i corpi di 51 cittadini civili, penzolanti dallo scalone interno del Palazzo, alcuni appesi anche dalle finestre della facciata, in modo che i cadaveri fossero esposti come monito alla pubblica vista.

Nella mattinata di ieri il messaggio che si levava dalla commemorazione istituzionale al Conservatorio Tartini era forte e toccante: “la memoria dei tragici eventi del passato sia la consapevolezza per costruire un futuro di pace“. Questo il messaggio arrivato attraverso gli interventi di tutti i partecipanti, a cominciare dal sindaco Roberto Dipiazza, intervenuto nelle fasi iniziali della cerimonia, per la deposizione delle corone delle municipalità di Trieste e Postumia all’esterno di Palazzo Rittmeyer. Il collega di Postumia Igor Marentič ha ricordato, invece, che «il tragico eccidio avvenuto 80 anni fa in questo edificio non va dimenticato, è nostro dovere ricordare non soltanto per rendere omaggio alle vittime, ma anche per avere questo come monito per il futuro e per le nostre future generazioni. Il fatto che oggi qui ci siano tanti giovani a ricordare questi tragici eventi è un viatico molto positivo per il futuro e ci auguriamo che questi fatti non debbano più ripetersi».
Il direttore Sandro Torlontano ha quindi introdotto gli interventi nell’aula magna, sottolineando che «il Conservatorio Tartini è un’istituzione che raccoglie 645 studenti di cui un terzo sono stranieri, rappresenta 33 Paesi del mondo ed è un esempio di integrazione. Noi con l’arte, la cultura e la musica vogliamo dare questo messaggio fortissimo di pace ai nostri studenti, a tutte le generazioni, affinché questi episodi non accadano più». «Il Conservatorio è un luogo di musica, di arte e di bellezza – ha aggiunto la presidente Daniela Dado –. Oggi tra noi ci sono idealmente anche i cittadini che sono stati trucidati. Io li voglio vedere vivi, vivi per lanciare un messaggio: il crinale tra barbarie e civiltà è molto labile, tra la vita è la morte c’è un soffio. Prima nella lettura dei testi di Roberto Spazzali, tra le varie cose, è stato detto che queste persone che non ci sono più non hanno avuto la possibilità di avere un futuro. Oggi il futuro glielo diamo noi, con questa cerimonia, col fatto di vederli qui non in un eccidio terribile, ma in un messaggio di vita».


Hanno partecipato alla cerimonia anche il vicepresidente del Consiglio regionale Francesco Russo, molti triestini e una delegazione di cittadini di Postumia, città che dal ‘44 piange diversi civili imprigionati ed impiccati nell’Eccidio. Alle 9.30 lo squillo della campanella ha interrotto le lezioni, ricordando l’ora fatale del 23 aprile 1944, e nello scalone di Palazzo Rittmeyer sono state proposte musiche dell”Adagio” di Boccherini e letture in lingua italiana e slovena di testi inediti dello storico Roberto Spazzali, che ha presentato l’evento scenico tratto da un suo testo “Io vi porterò con me. Laura e tutti gli altri“, in prima ieri sera al Tartini. Lo spettacolo riprende la vicenda di Laura Petracco, una delle vittime dell’Eccidio di via Ghega. In scena l’attrice Sara Alzetta e l’autrice e interprete Marjetica Puntar, interventi musicali del Duo pianistico Branka Drakul – Tamara Pačenica. La produzione è firmata dal Museo della Risiera di San Sabba – Monumento nazionale, in collaborazione con il Conservatorio Tartini e il Museo Teatrale Carlo Schmidl.

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In copertina e all’interno alcune immagini della commemorazione di ieri mattina.

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